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Pensare e tutelare l'immateriale: una riforma mancata

Auditorium dell'Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi - Associazione Bianchi Bandinelli
lunedì 28 novembre 2016 - Convegno
Bianchi Bandinelli

Pensaree tutelare l’immateriale: una riforma mancata  

Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi – ICBSA

Via Michelangelo Caetani, 32 -­‐ Roma 

Lunedì 28 novembre 2016

ore 14.00 – 18.30

  

La difficoltà dei responsabili del MiBACT di “pensare” un patrimonio culturale immateriale è evidente a partire dallo stesso Codice dei beni culturali e del paesaggio, che lo nega con l’integrazione, nel 2008, del codicillo 7 bis, attraverso il quale la tutela si garantisce unicamente alle espressioni culturali che siano “assoggettabili alle disposizioni del Codice qualora siano rappresentate da testimonianze materiali”. 

Per  il  patrimonio  immateriale  la  Convenzione  UNESCO  del  2003  ricorre  al  concetto  e  al termine di “salvaguardia”: una nozione più generica di quella di “tutela”, utilizzata in Italia per altre categorie di beni, che presuppone invece un’attività di conoscenza scientifica e quindi un’elevata qualificazione professionale degli addetti. 

Si comprende allora la ragione dell’assenza di funzionari demoetnoantropologi (DEA) negli organici del MiBACT e perché non siano mai stati espletati per essi concorsi di livello dirigenziale. Ciò spiega come il recente Servizio VI relativo alla “tutela” del patrimonio demoetnoantropologico e immateriale (denominazione che, allo stato attuale del Codice, è per quanto riguarda l’immateriale impossibile da applicare), finalmente presente nell’attuale Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, possa essere diretto da uno storico dell’arte, che, per statuto, è anche a capo dell’Istituto centrale per la demoetnoantropologia (IDEA), mentre il Museo Preistorico-­‐Etnografico Luigi Pigorini è diretto da un archeologo. Si comprende infine l’esclusione dei professionisti DEA  dai Comitati tecnico-­‐scientifici  e dal Consiglio Superiore.

Quale destino si prefigura per il patrimonio demoetnoantropologico in Italia se si continua a ignorarlo sul piano normativo e, mentre il suo futuro è reso ancora più incerto dall’assenza di professionisti DEA, nella nuova articolazione della tutela territoriale delle Soprintendenze uniche si ritiene di supplire alle carenze del passato e alle necessità del presente riservando agli addetti soltanto 5 posti su 500 nel Bando di concorso per i futuri funzionari MiBACT ?

 

Programma

Introduce e presiede

Marisa Dalai Emiliani (Presidente onorario dell’Associazione Bianchi Bandinelli)

 

Antropologia e politiche di tutela

Alessandra Broccolini (Presidente SIMBDEA -­‐ Università degli studi di Roma Sapienza)

Pietro Clemente (Presidente onorario SIMBDEA -­‐   Università degli studi di Firenze) 

Francesco Faeta  (Assemblea  della  Commissione  nazionale  italiana  per  l'UNESCO  -­‐ Università degli studi di Messina) 

 

Il patrimonio immateriale nell'ordinamento giuridico

Antonio Tarasco (Servizio I, Direzione generale musei, MiBACT)

 Tavola rotonda

 Modera: Paola Elisabetta Simeoni (Associazione Bianchi Bandinelli)

 

Quale tutela per il patrimonio culturale immateriale in Italia ?

Leandro Ventura (Istituto centrale per la demoetnoantropologia IDEA -­‐     Servizio VI, Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, MiBACT)

Cristina Papa (Università di Perugia -­‐   Presidente ANUAC)

Maria Federico (Valorizzazione del patrimonio culturale, Direzione regionale cultura e politiche giovanili, Regione Lazio)

Renata Meazza (Archivio di etnografia e storia sociale AESS, Regione Lombardia) Daniela Perco (Museo Etnografico della Provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi)

Caterina Bon  Valsassina  (Direzione  generale  archeologia,  belle  arti  e  paesaggio, MiBACT)