La mambo-mania

scrittamambotrasparenteIl mambo, dopo aver avuto successo negli Stati Uniti, si diffonde in Europa, ed arriva per la prima volta in Italia all’inizio degli anni ‘50.

Quando arrivò fu subito accolto con entusiasmo dagli italiani. Il ritmo brioso della danza e la spumeggiante energia della relativa musica fecero sì che di fatto scoppiò una vera e propria febbre per questo ballo, riuscendo indubbiamente a primeggiare fra le danze più popolarmente ballate nel periodo. 

La serie di movenze tribali tipiche delle sue figure, la portata di dichiarata sensualità, l’alone di trasgressività, coinvolgeranno immediatamente un pubblico vastissimo e variegato, tanto da essere  anche in parte bollato  come “ballo osceno”, in un contesto di società moralista e provinciale come quello dell’Italia del secondo dopoguerra, dove la supremazia degli stilemi melodico-sentimentali e l’idea preconcetta del “canto all’italiana”, imposta in quegli anni anche dal modello sanremese, proponeva prevalentemente una retorica consolatoria, incentrata su un rassicurante tradizionalismo, riuscendo ad offrire tutto sommato solo una ristretta tavolozza di registri emotivi.

A parte questo il mambo rappresentò realmente qualcosa di diverso nella storia del ballo (ed in questo si potrebbe fare un parallelo storico con la diffusione del tango in Italia nel primo decennio del ‘900), generando una vera rivoluzione nel modo di ballare dell’epoca.

La sua struttura di base tecnicamente si prestava a variazioni infinite, con una incidenza ritmica a volte travolgente ed un detonante approccio psicologico sul pubblico, specialmente sui giovani, che ben si adattava al clima di rinascita, di ricerca di serenità e volontà di ricostruzione che fermentava nel paese, da pochi anni uscito da una guerra mondiale, e che sarà di lì a poco la motrice che porterà al clima degli anni del boom economico.

Viene qui proposto un estratto, preso da una selezione più ampia di incisioni su disco 78 giri di esecuzioni di artisti italiani, tutte risalenti più o meno alla metà degli anni ’50, che si cimentano in questo ambito musicale, con risultati magari altalenanti ma molto interessanti dal punto di vista dell’analisi del costume musicale dell’epoca, interpretando anche celebri hit di autori famosi.

Il materiale è stato interamente reperito dagli Archivi dell’Istituto Centrale Beni Sonori ed Audiovisivi.

Roberto Catelli