Per
due anni ho vissuto sullisola di Procida per realizzare una
ricerca sugli oggetti della cultura tradizionale.
Per due anni sono entrato nelle case dei pazienti isolani per fotografare,
misurare, catalogare i reperti della vita quotidiana
o dei rituali.
Pentole, vasi, griglie, scale di legno, orci e ziri per lolio,
statue di santi, angeli di cera, letti dottone.
In un eccesso di nuova cultura positivista, catalogai migliaia di
oggetti tra gli sguardi increduli e divertiti degli abitanti dellisola.
Ho eseguito migliaia di fotografie, interviste sulluso e la
denominazione di ciascun oggetto nella convinzione, non sempre lucida,
di contribuire, con il mio lavoro, alla conoscenza di un patrimonio
culturale.
Gli epigoni burocratici furono la dispersione di tutti i materiali
di ricerca da parte del committente per mutati interessi, uniche
tracce alcune immagini di mare in tempesta che travolge tutti e
tutto. Sono ex voto dipinti nei quali si testimonia lavvenuto
miracolo ad opera di San Michele o della Vergine.
Il dettagliato disegno delle navi e dei preziosi carichi lascia
intendere che si temesse più per la sorte dei beni, indispensabili
per un popolo da millenni dedito ai commerci in mare, che dei tanti
marinai.
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