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Museo dell'Audiovisivo
Discoteca di Stato

Universidad de Valladolid

© 2002

 

 


"FRA TITOLO E CODA"

Nella società italiana, il vocabolo tango è talvolta carico di significato di per sè stesso. La sola evocazione del genere sembra possedere una carica di esotismo e passionalità (con qualche tocco di più o meno esplicita lussuria). Forse è per questo motivo che in Italia si verifica un fenomeno assente nella produzione rioplatense: e cioè, l'inclusione della parola tango nel titolo di tantissimi brani. Al periodo che stiamo considerando appartengono, fra molti altri, questi titoli: Tango del mare, Tango delle capinere, Tango del bacio, Tango della pampa, Tango della voluttà, Tango appassionato, Tango d'autunno, Tango del cuore, Tango del destino. E ancora, sempre preceduti dalla magica parola tango: del tormento, del vento, dell'abbandono , dell'amore, dell'esule, dell'oro, dell'odio, inutile, fatale, dell'uccelletto, della gelosia, imperiale, italiano, della fortuna, della salute, della sigaretta, delle rose, di sangue e così via (persino ci fu un "Tango del tango", forse un "metatango"? se il genere ama così tanto nominare sè stesso, forse in qualche caso parlerà anche di sè e dei suoi veleni). La stessa Tangolita sembra dovere al suo nome la carica di passione che le viene attribuita dal testo. La già menzionata forma bisezionale dei tanghi-canzone italiani (che riflette una tendenza generalizzata nella canzone occidentale del periodo e che, come nel suo omonimo sudamericano, presenta un cambiamento rispetto alla trisezionalità dei tanghi del periodo precedente) , suole includere una coda nella quale musicalmente si propone una volta ancora la melodia del ritornello, che a questo punto del brano già è stata sviluppata tre volte (si tratta, no dimentichiamolo, del tema che il compositore vuole lasciare impresso nella memoria degli ascoltatori). Dal punto di vista letterario questa coda aggiunge un nuovo testo che scatena l'esito fatale, cancellando ogni speranza di finale felice eventualmente suggerita nei versi anteriori, e decretando la rinuncia alla felicità da parte del protagonista -o dei protagonisti- della canzone. Questo efficace ricorso espressivo, che nel tango liscio del dopoguerra scomparirà, è un elemento caratteristico del tango-canzone italiano del ventennio nero (fra i molti esempi di questa raccolta, vedi: Tango dell'abbandono, Ricordati di me, Tango del ritorno , Scrivimi.

 

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