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Museo dell'Audiovisivo
Discoteca di Stato

Universidad de Valladolid

© 2002

 

 


IL VENTENNIO NERO

Lo scoppio della prima guerra mondiale impone un momentaneo silenzio su queste tematiche, e durante questo triste lustro nella stampa italiana troviamo solo qualche sporadica notizia sul tango, come quella che si riferisce alla sua pratica tra soldati nel fronte di battaglia. [...] Quando in Europa si chiude quella relativa parentesi, in Argentina già ha avuto luogo l'avvento del tango-canzone, con Carlos Gardel che esegue "Mi noche triste" nel 1917, su testo di Pascual Contursi e musica di Samuel Castriota. Fino a quel momento, i tanghi destinati ad essere cantati possedevano dei testi generalmente di scarso impegno e leggera ossatura. Argomenti privi di una qualsiasi densità di contenuto, che spaziavano dall'allusione erotica alla satira di costume più o meno artificiale, erano messi in verso con fini di intrattenimento.
Con Mi noche triste entra nel tango una tematica precisa e caraterizzante, spesso tinta di malinconia e di profonda nostalgia per l'irrrecuperabilità del passato. Con questo rinnovamento del genere si da spazio all'azione congiunta di poeti e musicisti che insieme cominciano a produrre un crescente repertorio di canzoni caratterizzate dalle tematiche che tanto sarebbero state studiate in seguito (malinconia, nostalgia per un passato perduto, corruzione della donna, incapacità di amare dell'uomo, temi politici, ecc) Il tango "sale dai piedi alla testa" [García Jiménez, 1968: 37] per tessere, tra storia del reale e dell'immaginario, una rete infinita di argomenti, dai quali si lasciano afferrare di buon grado sempre più numerosi consumatori del genere. [...] Questi fenomeni comprendono l'ingresso dei musicisti di tango nel conservatorio e quello dei ballerini nel cabaret, dove questi musicisti indossano lo smoking e leggono -o fingono di leggere- spartiti. Le società occidentali dell'Emisfero Nord seguono da vicino questi processi, e divengono tentatrici di promesse di fortuna per gli artisti rioplatensi di tango, molti dei quali preparano le valigie per trovare lì quell'America che i loro antenati europei trovavano nelle terre del Sud.La maggior parte di questi musicisti sbarca in città come Parigi o Barcellona. In Italia, nonostante gli evidenti legami etnici creati dall'immigrazione, arrivano in pochi. [...] La visita più importante per questa storia, in quanto lavorò più a lungo in Italia e lasciò tracce più profonde negli stili di interpretazione di questo paese, fu quella di Eduardo Bianco, il quale alla fine del 1929, giunse con la sua orchestra a Roma, proveniente dalla Spagna (dove, secondo le cronache, aveva suonato davanti al re Alfonso XIII). Racconta Cadícamo nella sua Historia del tango en París, che in Italia Bianco propose a Vittorio Emanuele un'esibizione e che, grazie al suo consenso, questa ebbe luogo nella sala Umberto in via XX Settembre. Seguendo le esigenze dei pubblici europei di allora, Bianco e la sua orchestra si esibirono vestiti da gauchos davanti "la corte italiana en pleno" [Fontevecchia, 1979/80: 327)] . Il re e le sue due figlie (Yolanda e Mafalda) erano presenti all'evento ed applaudirono le esecuzioni dei musicisti argentini. La settimana seguente questi ricevettero un invito del re per suonare durante una colazione nella casa di campagna "Villa Savoia" a otto kilometri da Roma. Fu lì dove Mussolini ascoltò i tanghi Plegaria, Adoración, Sentada a mi lado ed altri.

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