Lo
scoppio della prima guerra mondiale impone un momentaneo silenzio
su queste tematiche, e durante questo triste lustro nella stampa
italiana troviamo solo qualche sporadica notizia sul tango, come
quella che si riferisce alla sua pratica tra soldati nel fronte
di battaglia. [...] Quando in Europa si chiude quella relativa parentesi,
in Argentina già ha avuto luogo l'avvento del tango-canzone,
con Carlos Gardel che esegue "Mi noche triste" nel 1917,
su testo di Pascual Contursi e musica di Samuel Castriota. Fino
a quel momento, i tanghi destinati ad essere cantati possedevano
dei testi generalmente di scarso impegno e leggera ossatura. Argomenti
privi di una qualsiasi densità di contenuto, che spaziavano
dall'allusione erotica alla satira di costume più o meno
artificiale, erano messi in verso con fini di intrattenimento.
Con Mi noche triste entra nel tango una tematica precisa e caraterizzante,
spesso tinta di malinconia e di profonda nostalgia per l'irrrecuperabilità
del passato. Con questo rinnovamento del genere si da spazio all'azione
congiunta di poeti e musicisti che insieme cominciano a produrre
un crescente repertorio di canzoni caratterizzate dalle tematiche
che tanto sarebbero state studiate in seguito (malinconia, nostalgia
per un passato perduto, corruzione della donna, incapacità
di amare dell'uomo, temi politici, ecc) Il tango "sale dai
piedi alla testa" [García Jiménez, 1968: 37]
per tessere, tra storia del reale e dell'immaginario, una rete infinita
di argomenti, dai quali si lasciano afferrare di buon grado sempre
più numerosi consumatori del genere. [...] Questi fenomeni
comprendono l'ingresso dei musicisti di tango nel conservatorio
e quello dei ballerini nel cabaret, dove questi musicisti indossano
lo smoking e leggono -o fingono di leggere- spartiti. Le società
occidentali dell'Emisfero Nord seguono da vicino questi processi,
e divengono tentatrici di promesse di fortuna per gli artisti rioplatensi
di tango, molti dei quali preparano le valigie per trovare lì
quell'America che i loro antenati europei trovavano nelle terre
del Sud.La maggior parte di questi musicisti sbarca in città
come Parigi o Barcellona. In Italia, nonostante gli evidenti legami
etnici creati dall'immigrazione, arrivano in pochi. [...] La visita
più importante per questa storia, in quanto lavorò
più a lungo in Italia e lasciò tracce più profonde
negli stili di interpretazione di questo paese, fu quella di Eduardo
Bianco, il quale alla fine del 1929, giunse con la sua orchestra
a Roma, proveniente dalla Spagna (dove, secondo le cronache, aveva
suonato davanti al re Alfonso XIII). Racconta Cadícamo nella
sua Historia del tango en París, che in Italia Bianco propose
a Vittorio Emanuele un'esibizione e che, grazie al suo consenso,
questa ebbe luogo nella sala Umberto in via XX Settembre. Seguendo
le esigenze dei pubblici europei di allora, Bianco e la sua orchestra
si esibirono vestiti da gauchos davanti "la corte italiana
en pleno" [Fontevecchia, 1979/80: 327)] . Il re e le sue due
figlie (Yolanda e Mafalda) erano presenti all'evento ed applaudirono
le esecuzioni dei musicisti argentini. La settimana seguente questi
ricevettero un invito del re per suonare durante una colazione nella
casa di campagna "Villa Savoia" a otto kilometri da Roma.
Fu lì dove Mussolini ascoltò i tanghi Plegaria, Adoración,
Sentada a mi lado ed altri.
|