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La musica dimenticata. Omaggio a Gian Luca Tocchi

Auditorium dell'Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi - ICBSA in collaborazione con Accademia Culturale Europea, Amnesty International, ECAD (Ebraismo Culture Arti Drammatiche), Federazione CEMAT (Centri Musicali Attrezzati)
giovedi 19 e venerdi 20 marzo 2015 - Concerti
locandina19-20 marzo - versione a

Omaggio a Gian Luca Tocchi

 

 

Giovedì 19 marzo 2015 ore 17.00

 

Introduzione a cura di Stefano Ragni

 

Quiete per canto e pianoforte* (1930)

 

Serenata per soprano, flauto e pianoforte (1931)

da ‘Canti di strapaese’

 

La colomba per canto e pianoforte (1937)

 

Due liriche per canto e pianoforte* (1928)

(Acque correnti  - Sonagliere)

 

L'ape per soprano e pianoforte (1938)

(dalle musiche di scena per I Menecmi di Plauto)

 

 Marzo per canto e pianoforte (1944)

 

La stanza da giuoco per canto e pianof. (1937)

(Natale del bimbo goloso - Dodici! Girotondo -Scilinguagnolo)

 

Le donne ciarliere per soprano, flauto e pianoforte (1935)

 

 

Giulia Tufano, soprano

*Daniela Nineva, mezzo soprano

Mattia Marrone, pianoforte e Michele Celata, flauto

 

 

 

Venerdì 20 marzo 2015, ore 17.00

 

Introduce Paolo Lucci

 

Studio per due flauti  (1973)

 

da Nove studi in forma di suite per flauti (1977)

Carillon

Cicaleccio campagnolo

 

da Sei studi per arpa (1944)

N.1 Lento

N.2 Scherzando

N.5 Moderato

 

da Nove studi in forma di suite per flauti (1977)

Solitudine

Giorno di festa

Melanconia

Danza Spagnola

 

Capriccio per flauto, clarinetto e pianoforte (1981)

Gioco

Cantilena

Ostinato

 

 

Michele Celata, Alessandro Pace,

Alessandro Rondinara, flauti

Paolo Montin, clarinetto

Mattia Marrone, pianoforte

Claudia Pintaudi, arpa

 

 

Gian Luca Tocchi ha percorso la sua lunga e laboriosa vita con l’eleganza che contraddistingue la sua musica.

Uomo affabile, sapiente, colto, ironicamente umano, portava l’aristocrazia delle sue origini in un contesto storico romano dove casa Savoia celebrava i suoi riti di corte in una Roma ancora offuscata dalla sinopie papali.

Era nato nel 1901 in una città, la guelfa Perugia, dove ancora si poteva udire, in inverno, il grido degli spazzacamini che venivano liberare le grondaie dalla neve. La sua casa era a due passi dal palazzo Antinori, oggi Gallenga-Stuart, dove nel 1921 sarebbe sbocciata l’utopia dell’Università per Stranieri, finestra dell’Italia aperta sul mondo.

Sua madre, Olimpia Antinori, donna bellissima, gli trasmise fascino e garbo.

E’ vissuto a Roma in Largo della Gancia, a due passi dal Tevere, dove, in tarda età, dalla sua ampia terrazza, contemplava gli infiniti giri degli sciami di storni che facevano impazzire cielo e nuvole. Diceva che, sull’azzurro tenue del crepuscolo autunnale, disegnavano incredibili partiture.

Ho conosciuto il maestro nel piccolo paesino di Solomeo, a due passi da Perugia, dove veniva a ritirarsi in estate, in prossimità di quella che era stata la villa di campagna della famiglia. Nella collina prospiciente si alzava la torre di Montefrondoso, dimora dei Van Marle, famiglia di storici dell’arte italiana, da cui trasse sua moglie, Ilona.

Gli infiniti discorsi estivi, contrappuntati dal canto assordante delle cicale, sono diventati il materiale da cui ho tratto una biografia che considero”esemplare”  per il musicista più rappresentativo del Novecento storico scaturito dalla mia città.

L’iniziativa  che scaturisce dalla Discoteca di Stato, luogo di elezione del maestro,  più volte da lui affettuosamente evocato nelle sue narrazioni, è un lodevole invito alla memoria, per non offuscare il ricordo di chi ha creduto nella cultura del suo paese e nella grandezza indefettibile di una civiltà musicale, quella italiana, che ha ancora molti lares da celebrare. In questa chiave va vista l’affettuosa sollecitudine con cui Paolo Lucci, discepolo di tutta la vocalità per cori infantili di cui Tocchi ha costellato la sua estrema maturità,  ha saputo ridestare una voce che si credeva ormai sopita.

Martinus Tocchi, depositario delle tradizioni di famiglia, rende giustizia e onore a una  figura di familiare da ricordare con tratto prezioso.

 

Stefano Ragni

Conservatorio e Università per Stranieri di Perugia                       

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