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Palazzo Mattei di Giove

stampa MatteiEdificato da Carlo Maderno tra il 1598 e il 1611 per Asdrubale Mattei, duca di Giove, in occasione delle sue seconde nozze con Costanza Gonzaga (1595), il palazzo è l'ultimo in ordine di tempo dei cinque palazzi Mattei, che formano un unico complesso architettonico, la cosiddetta "Isola dei Mattei", fra Via Caetani, Via delle Botteghe Oscure, Piazza e Via Paganica, Piazza Mattei e Via dei Funari.

Un palazzo Mattei già esisteva nel cinquecento all'angolo tra le odierne Via Caetani e Via dei Funari, secondo quanto testimoniato dalle piante di Roma del Bufalini (1550), del Dupérac (1577), del Tempesta (1593). II Maderno dovette superare il problema dell'inserimento del palazzo in un'area piuttosto limitata e mal articolata.

Da documenti (pubblicati dal Caflisch) si sa che si diede inizio ai lavori nel 1598, che nel 1611 era già eseguito il cornicione e che, infine, nel 1613 si iniziò il prolungamento della fiancata per collegare il palazzo a quello di Alessandro Mattei (ora Caetani).Palazzo Antici Mattei
Nella facciata, dalla semplice e severa struttura, prevalgono un certo orizzontalismo e una tendenza a snellire gli elementi architettonici dal basso verso l'alto, conformemente alle difficili condizioni di visuale; unico elemento decorativo il cornicione architravato con mensole e lacunari adorno dei motivi araldici dei Mattei e dei Gonzaga.
L'interno, in netto contrasto con la sobrietà dell'esterno, presenta una ricerca di effetti prospettici e una notevole ricchezza di decorazioni: statue, busti, sarcofaghi e frammenti architettonici dell'antichità si fondono con gli stucchi barocchi che li incorniciano in una perfetta unità di concezione pittorica.

Il Maderno risolve il problema dell'esiguità di spazio con due portoni d'ingresso, uno dei quali in asse con il cortile (che è doppio e su cui si apre un loggiato a due ordini che occupa solo il lato d'ingresso) e l'altro disposto in direzione della scala; inoltre, fa svolgere lo scalone a quattro rampe, anziché a due, per potersi adattare allo spazio bloccato dall'altro lato dal cortile quattrocentesco.

Ritroviamo, infine, nelle volte dello scalone decorazioni in stucco ispirate a modelli antichi, che si ricollegano simbolicamente alla preziosa e ricca collezione di marmi antichi posseduta da Asdrubale Mattei. Al secondo decennio del secolo XVII risale il complesso delle decorazioni del primo piano eseguite da vari artisti e rispecchianti in pieno il gusto ben definito del committente Asdrubale, sia nella scelta dei soggetti (episodi tratti dall'Antico Testamento o storici) che degli artisti (Lanfranco, Dominichino, Albani, Pietro da Cortona, Celio, Paolo Brill).

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Nel salone d'ingresso si ha "Mosè che ringrazia Dio dopo il passaggio dal Mar Rosso", composizione di ampio respiro del Celio.

Nelle sale a fianco si hanno scene relative a episodi della vita di Isacco e Giacobbe attribuiti all'Albani, al Domenichino e al Nappi.

Ma il gruppo di affreschi forse più interessante risulta quello che decora le sale nel braccio di collegamento col palazzo Mattei-Caetani.

Sappiamo dai documenti che vi lavorò il Lanfranco nel 1615 affrescando "Elia rapito in cielo" e due storie di Giuseppe ebreo ("Giuseppe interpreta i sogni" e "Giuseppe e la moglie di Putifarre") con un chiaroscuro morbido e un colore sonoro nella sua profondità.visita_02_s
Di poco più tarda risulta la decorazione della Galleria destinata, forse, alla raccolta dei marmi antichi. La volta, prima commissionata al Tassi, venne realizzata da Pietro Paolo Bonzi e da Pietro da Cortona con scene della vita di Salomone e della Regina di Saba.

II Bonzi lasciò la spartizione del Tassi con aperture illusionistiche circolari e ottagonali, sottolineandone le nervature con festoni di fiori e frutta, a lui tanto cari. Nelle zone a forma trapezoidale, tra i festoni, sono dipinte schiere di angeli tra foglie di acanto e che, negli angoli, sorreggono tondi con le aquile di casa Mattei.
In questo sistema decorativo, in cui il Bonzi aveva rinunciato agli effetti illusionistici nel senso spaziale, ignorando così uno dei problemi artistici del momento, si inseriscono le sei storie di Salomone di Pietro da Cortona.

Quest'ultimo cercò di dare un po' di movimento all'insieme statico della volta inserendovi qualche improvvisazione illusionistica quali le quattro coppie di nudi seduti sulla cornice e gli animali che vi passano sopra (da notare che i nudi, ad eccezione di uno o due, vennero poi eseguiti da altri su disegno del Berrettini).

Egli, inoltre, sembra aver voluto adombrare nelle figure di Salomone e della Regina di Saba proprio i due committenti, Asdrubale Mattei e la sposa Costanza Gonzaga, sia nella scena delle nozze sia in quella dell'Adorazione dell'idolo da parte di Salomone, diretto riferimento, la prima, alla differenza sociale ed economica dei due sposi e la seconda alla passione per l'arte pagana di Asdrubale.

Il Celio, infine, ci parla di "pitture delle finestre et altre fuori della volta" attribuendole a Paolo Brill. Si potrebbe, dunque, pensare ad un riferimento alle lunette raffiguranti le proprietà Mattei, in cui l'artista belga ci darebbe una campionatura della sua ultima maniera di ritrarre paesaggi ormai del tutto italianizzata.