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Collezione Giuseppe Campagnano



La Discoteca di Stato - Museo dell'Audiovisivo ha avuto il privilegio di accogliere la donazione della grande collezione di dischi di Giuseppe Campagnano voluta dai suoi nipoti Fabio, Enzo e Paolo Della Seta e dal pronipote Fabrizio.

L'indiscutibile prestigio di questa "discoteca", testimonianza di una passione per la musica che si lega indissolubilmente alla figura ed alle vicende umane di chi l'ha raccolta nel corso di anni, rappresenta un importante contributo alla integrazione del nostro patrimonio culturale..

La "Collezione Campagnano" mantenuta nella sua integrità come fondo presso il nostro istituto, sarà fruibile da chiunque: rinnovando lo spirito di quell'amore per la condivisione della musica che ci è apparso peculiare di Giuseppe Campagnano e che ci permettiamo di ritenere sia stato anche, se non il mezzo almeno l'incentivo al superamento di tante difficoltà della sua esistenza.

Anche questa donazione perpetua quella forma di altruismo che si evince dalle brevi note qui sotto riportate sulla figura di Campagnano rinnovandosi nella volontà degli eredi di distaccarsi da questo patrimonio per renderlo "di tutti", per condividere con tutti la strada tracciata da una passione per la cultura e la musica.

Sono sinceramente grato ai fratelli Della Seta che hanno voluto donarci anche le loro collezioni discografiche ed in particolare a Fabio Della Seta che di questa donazione è stato promotore ed al quale sono altresì grato della preziosa donazione della registrazione della sua intervista a Jorge Luis Borges al quale mi legano, oltre alla ammirazione letteraria, motivazioni anche di ordine personale.



MASSIMO PISTACCHI
Direttore Discoteca di Stato
Museo dell'Audiovisivo




Giuseppe Campagnano e la sua collezione

Gli occhi cerulei, i capelli candidi, la corporatura imponente: era questi Giuseppe Campagnano (1873 - 1963), nonno Peppe per noi quattro nipoti. La sua vita, lungo l'arco di novant'anni, era fonte continua di racconti e sorprese, che per noi risuonavano quasi come leggende.
Orfano di padre quando era appena quattordicenne, aveva dovuto abbandonare la scuola e trovarsi un lavoro. Il servizio militare l'aveva portato in Africa, fino a fargli sfiorare la tragedia di Adua. Rientrato in patria e sposatosi, si era trasferito a Perugia, dove aveva aperto una sartoria, la prima di molte avventure da lui intraprese, che sarebbero culminate nella commercializzazione dei prodotti delle miniere di lignite del Valdarno e nell'allevamento dei bachi da seta. Con un principale e permanente interesse: la musica.
Una passione, questa, coltivata fin dalla gioventù: le quaranta sere trascorse in teatro per ascoltare "La Bohème", il capolavoro del nuovo astro Puccini, ne sono testimonianza; con la bella voce baritonale, non potuta coltivare come avrebbe voluto. Più tardi, con la discreta agiatezza raggiunta, le serate musicali organizzate a Perugia, e l'appoggio concreto quanto discreto alle giovani promesse dell'arte. Erano gli anni (1930 -1940 -) in cui veniva formando la sua discoteca: non soltanto l'opera lirica, ma anche la musica strumentale: non soltanto i classici, Bach e Beethoven, ma anche la più recenti espressioni, Stravinski e Skryabin.
Al compimento dei sessant'anni si ritirò dagli affari, rientrando a Roma, dove viveva la sua unica figlia. Ma non rimase inattivo, dedicandosi all'antiquariato a fianco di un suo nipote. ma soprattutto occupandosi dell'Ospedale Israelitico e della Casa di Riposo per vecchi ebrei bisognosi, di cui sarà Presidente. L'occupazione tedesca di Roma, che lo costrinse a trovare riparo con il restante della famiglia in un istituto religioso, non gli impedì di continuare a occuparsi dei suoi assistiti, così come aveva provveduto, in qualità di Guardarobiere del Tempio Maggiore, a mettere al sicuro gli arredi della Comunità (tessuti ed argenteria). I nove mesi dell'occupazione tedesca lo videro presente ogni giorno nelle strade della città impegnato nella ricerca dei mezzi di sussistenza in favore dei suoi assistiti, con l'insostituibile aiuto di Dora Focaroli, non ebrea, infermiera dell'istituto.

Al termine del conflitto riprese la sua alacre attività a favore della Comunità e naturalmente della famiglia. Il suo appartamento d'affitto di via Chinotto era il ritrovo, non soltanto dei suoi nipoti, appassionati ascoltatori della sua discoteca, ma anche di programmisti della RAI, essendo andato disperso il patrimonio di registrazioni dell'EIAR nella vicina via Asiago.
Ha avuto nei suoi ultimi anni la gioia di iniziare alla musica il pronipote Fabrizio, che, essendosi diplomato anni dopo in composizione e avendo seguito la carriera di musicologo, ha dedicato alla sua memoria il suo primo libro.
Oggi, nell'Ambulatorio dell'Ospedale Israelitico nell'isola Tiberina c e una sala intestata al nome di Giuseppe e Italia Campagnano. Un'altra sala è dedicata agli altri nostri nonni, Samuele e Giulia Della Seta, deportati il 16 ottobre 1943, e scomparsi nell'inferno di Auschwitz.